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Tradizioni

San Giovanni in Fiore ha una ricca tradizione culturale che spazia dai falò natalizi alle feste di Carnevale. L'arte popolare è ancora viva, e i costumi tradizionali sono mantenuti, seppure con modifiche. Il dialetto locale è in declino ma resta importante.


Descrizione

“A Focera”

Bambini e i ragazzi, come d’altronde si usa fare ancora oggi, anche se la tradizione sta via via scomparendo, erano impegnati parecchi mesi prima dell’evento Natalizio nella ricerca e raccolta del legname da ardere la notte di Natale alle cosiddette <<focere>> per l’appunto dei grandi falò che illuminavano le stradine del paese. La sera della vigilia le persone si recavano per i rioni a vedere le focere e qui amavano fare dei confronti tra un falò e l’altro. Lo spostamento da una focera all’altra, può essere paragonato ad una sorta di pellegrinaggio, che racchiude diversi aspetti.

Oltre alla curiosità, il falò acquista delle valenze simboliche riconducibili al significato stesso del Natale, interpretato come annuncio della buona novella e come omaggio al Redentore che, appena nato, sarà scaldato al fuoco dalla Vergine Maria. I nobili benestanti che abitavano il rione usavano regalare agli organizzatori della focera fichi secchi, mele, castagne, noci, miele ed olio. Anche l’offerta delle vivande ai poveri è simbolicamente espressione di offerta al Signore.

“U Zugghi”

“U Zugghi” è un canto popolare augurale dedicato a parenti, amici e soprattutto alle fidanzate. I suonatori, che solitamente erano anche cantanti si recavano sotto il balcone di casa dell’amata o di chi che sia cantando a squarcia gola e intonando vecchie canzoni locali. Il canto prevedeva una presentazione del gruppo dei suonatori ma soprattutto gli elogi ai padroni di casa per convincerli a farsi aprire così da ricevere in cambio un po’ di salsiccia, del vino e frutta..

Di seguito alcuni versi del canto:

Simu venuti e ccà simu arrivati
ppè ‘bbe cantare ‘na nova canzuna
Tirullalleru llalleru llallà

…………………………………..
Ca ‘ssu palazzu m’è statu avavntatu
r’a meglia ggente, nòbbuli signori.
Ca ‘ssu palazzu è dde quattru cantuni
quattrucient’anni campi lu patrune.
………………………………………
Siamo venuti e qua siamo arrivati
per cantarvi una nuova canzone.
Questo palazzo mi è stato detto con vanto
che è della miglior gente, di nobili signori.
Questo palazzo ha quattro angoli,
che il padrone campi quattrocent’anni.

 

 

Il Carnevale

Ha, ancora oggi, con le sue feste e i suoi riti, una funzione oppositoria e liberatoria sia a livello collettivo che individuale. Per quel che concerne l’aspetto collettivo si mette in evidenza soprattutto il disagio socio-economico utilizzando varie forme espressive come quelle delle “frassie” carnevalesche, mentre per quello individuale si evidenziano singole problematiche psicologiche. Spesse volte questa carica eversiva si risolve in satira beffarda mediante il travestimento, con abiti da sacerdote, frate ecc., ed una serie di eventi che servono ad esorcizzare la morte, tipo: il testamento di Carnevale e soprattutto il ridere della morte. Questi modi di comportamento non fanno altro che affermare una dimensione scherzosa e trasgressiva, fatta di allusioni, di metafore per lo più sessuali.

Tali atteggiamenti eversivi solitamente coincidono con momenti di tensioni sociali diffuse e partecipate. Nel Sud Italia il Carnevale assumeva un aspetto particolarmente significativo dal punto di vista alimentare, poiché occasionalmente consentiva alla popolazione contadina, generalmente costretta ad un’alimentazione al quanto scarsa, di accedere al consumo della carne. A San Giovanni in Fiore la macellazione dei suini rappresentava l’elemento cardine dell’economia domestica oltre che un vero e proprio rito sacrificale a cui parenti e amici prendevano parte. Durante il Carnevale, periodo in cui si dava sfogo a questo consumo di carne, si creava un’atmosfera festosa dietro la quale si nascondevano gli spettri della povertà.

San Giovanni in Fiore rimane ancora legato alla tradizionale macellazione e conservazione della carne a Carnevale ma ha perso del tutto il carattere festoso che questo evento procurava e ovviamente si è perso quello che era lo scopo alimentare della festa.

Il Costume tradizionale

Il costume femminile di San Giovanni in Fiore è riuscito grazie al testardo orgoglio delle donne che lo indossano, a sopravvivere sino ai nostri giorni, fornendoci in tal modo un’ultima testimonianza diretta a suo riguardo, grazie alla quale è stato possibile riuscire a cogliere la penultima mutazione che ha caratterizzato nel tempo, questo vestito. Infatti, tempo addietro il costume, realizzato con tessuti meno ricercati, era dotato di una gonna di lunghezza maggiore (quasi fino alle caviglie) rispetto all’attuale, così come pure le maniche del “curpiettu”, giungevano fino ai polsi e avevano le “mustre”, ovvero i risvolti più corti, e quelle della “cammisa” di uguale misura, erano chiuse da bottoni.

Non è possibile conoscere con certezza il motivo o i motivi che hanno generato queste mutazioni, forse una maggiore austerità nei costumi del tempo, o magari una maggiore asprezza del territorio che costringeva le donne a proteggersi in maniera più accurata. In ogni caso questo tradizionale vestito sotto l’apparente condizione di immutabilità , continua a subire ancora, delle piccole modifiche, la biancheria intima di un tempo (maglie, mutande, calze) ad esempio, è stata praticamente soppiantata da quella che viene offerta oggi giorno dai negozi, è possibile notare inoltre, una certa licenza nell’esecuzione dei ricami, nelle soluzioni sartoriali, e negli acquisti degli accessori, ad esempio una gonna chiusa da una fila di bottoni a pressione, e anche scarpe ortopediche dai morbidi plantari e dalle fogge più moderne. La cosa non può stupire più di tanto, dato che è perfettamente normale che anche queste donne, pur restando “aggrappate” in un certo qual modo al passato, abbiano subito il fascino del progresso, in nome forse, del nuovo ed apprezzato comfort.

Il dialetto
Nonostante l’uso del dialetto sia in forte disuso nelle giovani generazioni esso costituisce ancora oggi una forma di espressione privileggiata per la comunicazion e informale.

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